Il tempo felice, libretto, Napoli, 1735

 SAMMETE
                                         Anima mia, perdono.
 Fu giovanil vaghezza
155che fra rustichi giuochi in finte spoglie
 a mischiarmi m’indusse. In quelle, il sai,
 un pastor mi credesti.
 Ti piacqui, mi piacesti e il grado mio
 ti celai per timor. So che in amore
160gran nodo è l’eguaglianza. Io volli prima
 un amante pastor renderti caro
 ed un principe amante offrirti poi.
 Eccolo a’ piedi tuoi. (Si getta in ginocchioni)
 Or non t’inganna; ha su le labbra il core,
165accettami qual vuoi prence o pastore.
 BEROE
 Ah Sammete! Ah non più. Sorgi; io trascorsi
 troppo con te. Dal mio dolor sorpresa
 il mio prence insultai. Perdona il fallo
 all’eccesso, o signor, d’un lungo affetto.
 SAMMETE
170Per pietà, mio tesoro, ah men rispetto. (Con enfasi affettuosa)
 Eccede un tal castigo
 tutte le colpe mie; morir mi fai
 parlandomi in tal guisa.
 BEROE
                                              Ah, che or tu sei...
 SAMMETE
 Il tuo fedele.
 BEROE
                          Ah, che or son io...
 SAMMETE
                                                             La mia
175unica speme.
 BEROE
                            Oh dio! (Piange)
 SAMMETE
                                             Tanto ti spiace
 che in real prence il tuo pastor si cangi?
 BEROE
 No; lo merti, cor mio.
 SAMMETE
                                          Dunque a che piangi?
 BEROE
 Queste lagrime, o caro,
 se sian doglia o piacer dir non saprei.
180Quando penso che sei qual d’esser nato
 degno ognor ti credei, lagrime liete
 verso dagli occhi e ti vorrei Sammete.
 Quando penso che degna
 or non son più di te, col ciel m’adiro;
185piango d’affanno e ti vorrei Dalmiro.
 SAMMETE
 Ah se alcun disapprova
 l’eccesso in me degli amorosi affanni,
 vegga Beroe, l’ascolti e mi condanni.
 Sì mio ben, sì mia vita,
190teco viver vogl’io;
 voglio teco morir. No; non potrei
 lasciarti, anche volendo, in abbandono.
 O fra boschi o sul trono,
 o Dalmiro o Sammete,
195o principe o pastor sarò... sarai...
 BEROE
 Deh sovvienti ch’ormai
 Amasi sarà giunto.
 SAMMETE
                                     È vero. Addio.
 Ma... siamo in pace?
 BEROE
                                        Sì.
 SAMMETE
                                                Del tuo perdono
 mi posso assicurar?
 BEROE
                                       Sì, caro.
 SAMMETE
                                                        Ottengo
200i primi affetti tuoi?
 BEROE
 Tutti. Ah parti.
 SAMMETE
                               E tu sei...
 BEROE
                                                   Son quel che vuoi.
 SAMMETE
 
    Se d’amor, se di contento
 a quei detti, oh dio! non moro,
 è portento, o mio tesoro,
205è virtù di tua beltà.
 
    Del piacer manco all’eccesso;
 ma un tuo sguardo in un momento
 poi ravviva il core oppresso
 dalla sua felicità. (Parte)
 
 SCENA V
 
 BEROE sola
 
 BEROE
210Sembran sogni i miei casi; ancor non posso
 a me stessa tornar. Sappia Nitteti
 le mie felicità. Si sveli a lei
 che Sammete in Dalmiro... Eterni dei!
 Or mi sovviene; ella l’adora ed io
215finor nol rammentai. Ma in tal sorpresa
 se di me mi scordai, come di lei
 rammentar mi potea? Stelle! Io mi trovo
 d’una amica rival! Che far? Se parlo,
 s’irriterà. Se taccio,
220tradisco l’amistà. Potrei con arte
 custodire il mistero
 senza tradir... No; chi ricorre all’arti,
 benché ancor non tradisca, è sul cammino.
 L’artificio alla frode è assai vicino.
 
225   Non ho il core all’arti avvezzo;
 non v’è ben per me sincero,
 se comprar si deve a prezzo
 d’innocenza e di candor.
 
    Qual acquisto è che ristori
230dall’angustie, da’ timori,
 dal disprezzo di sé stesso,
 dall’accuse d’un rossor. (Parte)
 
 SCENA VI
 
  Luogo vastissimo presso le mura di Canopo festivamente adornato per il trionfale ingresso e per l’incoronazione del nuovo re. Ricco ed elevato trono alla destra, a piè del quale lateralmente situati alcuni de’ sacri ministri che sostengono sopra bacili d’oro le insegne reali. Grande e maestoso arco trionfale in prospetto. Vari ordini di logge all’intorno, popolate di musici e di spettatori. Vista dell’armata egizia vincitrice ordinata in lontano.
  Si vedrà avanzare pomposamente e passare sotto l’arco preparato a tal fine il nuovo re vincitore, assiso in maestà sopra carro trionfale tirato da cavalli e preceduto da altri con trofei militari ed insegne vincitrici, seguito d’oratori delle suddite provincie co’ loro rispettivi tributi, circondato da folta schiera di nobili egizi, di schiavi etiopi ed altre nazioni, paggi che tengono in mano umbrelli e vari ventagli di colorate piume per maggior fasto, popolo festivo, e finalmente seguito dalle guardie reali e da’ soldati che conducono spoglie nemiche.
 
 Mentre fra lo strepito armonioso di musica, di timpani, di sistri e d’altri stromenti s’avanza AMASI, scende assistito da SAMMETE ed AMENOFI e va sul trono, si canta il seguente
 
 CORO
 
    Si scordi i suoi tiranni,
 sollevi il ciglio afflitto,
235ponga in oblio l’Egitto
 gli affanni che provò.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Se il cielo è più sereno,
 se fausti raggi or spande,
 Amasi il giusto, il grande
240è l’astro che spuntò.
 
 CORO
 
    Si scordi i suoi tiranni,
 sollevi il ciglio afflitto,
 ponga in oblio l’Egitto
 gli affanni che provò.
 
 PARTE DEL CORO
 
245   In dì così ridente
 esulti il Nilo e scopra
 l’oscura sua sorgente
 che fino ad or celò.
 
 TUTTI
 
    Si scordi i suoi tiranni,
250sollevi il ciglio afflitto,
 ponga in oblio l’Egitto
 gli affanni che provò.
 
 AMASI
 Non rendono superbi, (Dal trono in piedi)
 popoli al ciel diletti, i miei sudori
255o i marmarici allori
 o la vinta Pentapoli o Cirene.
 M’innalza, mi sostiene,
 il soglio ad occupar mi dà valore
 quel consenso d’amore
260che da ogni labbro ascolto,
 che leggo in ogni volto,
 che spero in ogni cor. Tenero padre
 ah mentre io veglio a rendervi felici,
 ah voi da’ numi amici,
265figli, implorate a chi donaste il trono
 vigor, virtù che corrisponda al dono. (Siede)
 CORO
 
    Si scordi i suoi tiranni,
 sollevi il ciglio afflitto,
 ponga in oblio l’Egitto
270gli affanni che provò.
 
 SCENA VII
 
 BUBASTE, NITTETI e detti
 
 BUBASTE
 Signor, t’arride il ciel. L’unica prole
 dell’oppresso tiranno
 ch’estinta si credea, colà del Nilo
 da noi scoperta in su l’opposta riva,
275ecco al tuo piede e prigioniera e viva. (Additando Nitteti)
 AMASI
 Come! Nitteti! In così vili spoglie (S’alza e scende)
 l’egizia principessa!
 NITTETI
                                       Illustri assai
 eran per me, se dalle tue catene
 m’avessero difeso.
 AMASI
                                     Ah quai catene?
280Da chi? Perché? Non sai
 forse che Amasi è il re? Da che nascesti
 nella reggia paterna innanzi agli occhi
 forse ognor non ti fui? Quali osservasti
 segni in me d’alma rea? No; non può darsi
285ingiustizia maggiore,
 insulto più crudel del tuo timore.
 AMENOFI
 Oh magnanimo!
 BUBASTE
                                 Oh grande!
 NITTETI
                                                        Amasi, il sai,
 fu real la mia cuna; e se pretendo
 evitar d’esser serva, io non t’offendo.
 AMASI
290Tu serva! Olà, Sammete,
 ai soggiorni più degni
 dell’albergo reale in vece mia
 scorgi Nitteti.
 SAMMETE
                            Ubbidirò. (Che pena!
 Beroe mi attenderà!)
 AMASI
                                          Bubaste, amici,
295seguitela fintanto
 che raggiungervi io possa. Aperti a lei
 sian gli egizi tesori;
 si rispetti; si onori; e i cenni suoi,
 come a me lo saran, sian legge a voi.
 NITTETI
300Signor, non più. Quest’è vendetta.
 AMASI
                                                                È vero,
 m’oltraggiasti; son punto; e a vendicarmi
 appena incominciai. Maggior vendetta
 dall’offeso mio cor, Nitteti, aspetta.
 NITTETI
 
    Già vendicato sei;
305già tua conquista io sono;
 più non t’invidio il trono,
 padre t’adoro e re.
 
    Tutto dai fausti dei,
 tutto or l’Egitto attenda
310e in me frattanto apprenda
 che può sperar da te. (Parte accompagnata da Sammete, Bubaste e parte del seguito reale)
 
 SCENA VIII
 
 AMASI, AMENOFI e seguito
 
 AMASI
 Amenofi, ove vai? (Ad Amenofi che volea seguitar Nitteti)
 AMENOFI
                                     Come imponesti,
 sieguo a Nitteti.
 AMASI
                                No. Ferma. Vogl’io
 parlarti, o prence.
 AMENOFI
                                    Adoro il cenno. (Oh dio!) (Guardando con tenerezza presso a Nitteti).
 AMASI
315Di gran fede ho bisogno. E tanta altrove
 come in te non ne spero. Io l’ammirai
 quando dal soglio avito
 pria che farti ribelle al tuo signore,
 discacciar ti lasciasti. Atto sì grande
320tanto m’innamorò che se mi avesse
 lasciata il ciel la figlia Amestri, a lei
 ti ambirebber consorte i voti miei.
 La sommessa Cirene
 di nuovo avrai; ma questo
325non è premio, è dover. Col poter mio,
 Amenofi, misura ogni tua brama;
 Amasi regna e ti conosce ed ama.
 AMENOFI
 Troppo, signor...